È in uscita in libreria (11 febbraio 2016) un volume che ritengo di voler segnalare a quei genitori che vogliano approfondire il tema dell’alimentazione nei primi mesi di vita dei loro bambini, facendo luce sugli aspetti industriali del “baby food”, con risvolti inquietanti. Il libro si intitola “Non aprire quella pappa” (sottotitolo: “Manuale di autodifesa per genitori e bimbi”),
è edito da Altraeconomia ed è stato scritto da Laura Bruzzaniti, una giornalista romana già autrice di un volume dedicato agli inganni pubblicitari nel mondo dei cosmetici. Anche qui si parte da un’analisi impietosa del marketing del settore: l’autrice traccia la storia del “baby food” a partire dall’invenzione del “cibo in scatola” per l’infanzia, commercializzato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1927, arrivando ai giorni nostri nei quali il mercato risulta praticamente monopolizzato da tre grandi corporazioni (la Kraft-Heinz Company, la Danone e la Nestlé) le quali usano ricorrere spesso ad espedienti comunicativi che sfiorano la pubblicità ingannevole, manipolano la coscienza dei genitori (instillando loro i sensi di colpa) e ammiccano ai più piccoli con spot e confezioni che attirano la loro attenzione.
Ma il vero problema è quello dei contenuti dei vari vasetti e confezioni che inondano gli scaffali dei supermercati e delle farmacie. La Bruzzaniti, spalleggiata da esperti nutrizionisti e pediatri, spiega come il cibo che viene promosso come adatto per l’infanzia spesso non lo sia affatto: la presenza di zucchero, sale, farine raffinate, grassi “cattivi”, additivi e aromi presenti in quantità spesso eccessive ne fanno degli alimenti potenzialmente pericolosi per la loro crescita, aprendo le porte, insieme alle varie merendine ipercaloriche e alle bevande gassate, all’obesità.
Naturalmente non bisogna fare di tutta un’erba un fascio e per questo l’autrice inserisce all’interno del libro anche un vademecum che istruisce genitori su come leggere correttamente le etichette dei prodotti alimentari per l’infanzia, dal latte di crescita agli yogurt, dai formaggini ai succhi di frutta fino alle famigerate “merendine”. E su come orientarsi in un mercato che vale la bellezza di 30 miliardi di dollari dove non sempre l’etica e il valore della salute dominano sulle esigenze del business….
Concludo con un passo molto esplicativo in proposito che estraggo dalla prefazione del libro:
“La scelta del cibo per i nostri figli – che siano neonati, bambini o ragazzi – è sottoposta a influenze di cui non sempre siamo consapevoli: i consigli dei medici, l’informazione che crediamo indipendente, la fiducia che riponiamo in una marca o l’idea che un certo alimento sia adatto ai bambini e salutare. I consigli dei medici, però, non sono sempre liberi da interessi commerciali e la pubblicità si può travestire da informazione indipendente. Spesso non sappiamo esattamente chi c’è dietro a un marchio alimentare e molti cibi non sono affatto così salutari o così adatti ai bambini come il marketing vuole farci credere. Le nostre decisioni alimentari sono decisioni sulla salute e le future abitudini alimentari dei nostri figli e insieme al cibo portiamo in casa anche un modello di consumo, una visione del mondo. La scelta del cibo è quindi una scelta importante, che non possiamo delegare e che deve essere una scelta il più possibile informata.”