La psicomotricità nella scuola materna

I bambini, come gli adulti, hanno un innato bisogno di confrontarsi con gli altri, di entrare a far parte di un mondo sociale che sarà fondamentale per costruire la propria identità. La psicomotricità rappresenta un momento di questo passaggio che consente al bambino di prendere coscienza del proprio corpo, di come funziona e dei propri limiti.

Di conseguenza i bambini impareranno ad avere più controllo di loro stessi, di esprimersi liberamente senza inibizioni e di avere un interscambio delle proprie emozioni ed esperienze con quelle di altri bambini.

Nelle scuole materne e nei nidi d’infanzia (bambini dai 2 ai 5 anni) vengono organizzate due o più volte a settimana attività ed esercizi di psicomotricità. Vengono utilizzati materassi, tappeti, cuscini, strati di gomma piuma, ogni genere di materiale e di struttura sul quale rotolare, saltare, strisciare, ecc..

Ma per dare la possibilità ad ogni bambino di esprimersi, rispetto alla propria  storia e al proprio percorso di crescita e ai diversi stili di apprendimento, vengono proposti laboratori con materiali che i bambini possano utilizzare con più libertà e malleabilità come teli, cappelli o corde. Spesso il movimento è veicolato  dalla musica di diversa intensità e ritmicità.

I bambini possono vivere esperienze “forti” di tipo creativo, conoscitivo, comunicazionale, attraverso processi di apprendimenti che privilegiano la scoperta e la costruzione.

Gradualmente il bambino, attraverso questo tipo di gioco, passa quindi da movimenti spontanei fini a se stessi (che sono caratteristici all’età di 2 e 3 anni), a movimenti organizzati e comandati da regole all’età di 4 e 5 anni. È proprio a questa età che la psicomotricità assume un’importanza notevole, poiché il bambino per mezzo del corpo riesce ad esprimere un proprio linguaggio interiore. Questo aiuterà il bambino ad arricchire la propria personalità e ad avere sempre più consapevolezza e sicurezza di sé.

L’educatrice deve essere in grado di porsi come spettatrice e non come direttrice del gioco; deve solo dettare delle regole fondamentali per una serena espressione di sé all’interno del gruppo ma sarà il bambino a modificarsi e a sperimentare nuove strategie. Lo spazio per tali attività, dunque, deve essere pensato in modo da soddisfare le esigenze del bambino, del piccolo e del grande gruppo.

In base all’obiettivo da raggiungere per fascia d’età, le finalità delle attività psicomotorie si possono sintetizzare nei seguenti punti:

  • la comunicazione, tramite attività di piccolo gruppo, interazione, confronto, autonomia, accrescimento dell’autostima
  • le conoscenze, tramite la conoscenza dello schema corporeo, individuazione delle proprie possibilità di movimento, acquisizione delle competenze organizzative dello spazio, conquista delle capacità di equilibrio e coordinazione;
  • la stimolazione al fare, tramite le esecuzioni e attività su imitazione, esecuzione di attività su comando verbale, esecuzione di attività abbinate a sequenze ritmiche, esecuzioni di giochi motori;
  • la sollecitazione alla ricerca, tramite la sperimentazione di nuovi movimenti, la ricerca di elementi senso-percettivi nell’esecuzione delle attività, la documentazione delle esperienze corporee, la decodifica delle esperienze corporee.

L’obiettivo comune per tutti i bambini è la strutturazione dello schema corporeo, che si raggiunge attraverso il movimento e tutte quelle sensazioni sensitive che arricchiscono il bagaglio conoscitivo del bambino in relazione al proprio corpo, ai suoi movimenti ed al rapporto con gli altri bambini.