La Gestione del rischio in ambito educativo

Con il termine valutazione del rischio si fa riferimento alla determinazione quantitativa o qualitativa del rischio associato ad una situazione ben definita e ad una minaccia conosciuta (detta invece “pericolo”).

Quale rischio si può correre in virtù di un’esigenza educativa? Si può sacrificare una percentuale di sicurezza per favorire un’esperienza di alto valore educativo? È possibile imparare a gestire emotivamente e praticamente quella percentuale di rischio che gli educatori si assumono al fine di far vivere ai bambini esperienze particolarmente formative?

Il rischio è l’eventualità di subire un danno, ovvero la potenzialità che un’azione o un’attività scelta (includendo la scelta di non agire) porti ad una perdita o ad un evento indesiderabile.

Con il termine valutazione del rischio si fa riferimento alla determinazione quantitativa o qualitativa del rischio associato ad una situazione ben definita e ad una minaccia conosciuta (detta invece “pericolo”). Una valutazione del rischio quantitativa richiede la determinazione di due componenti del rischio: la gravità di un potenziale danno (detta “magnitudo”) e la probabilità che tale danno si realizzi.
Per rischio accettabile si intende un certo rischio che è conosciuto e tollerato, generalmente perché le misure prese per diminuire drasticamente i fattori di magnitudo e probabilità risultano sufficienti ed adeguate se confrontate con l’aspettativa del possibile danno.

Durante la progettazione di sistemi complessi, valutazioni del rischio piuttosto sofisticate sono spesso svolte da esperti nell’ambito dell’ingegneria dell’affidabilità e dell’ingegneria della sicurezza, in modo da scongiurare i pericoli che possono mettere a repentaglio l’incolumità delle persone, la salute, l’ambiente e il buon funzionamento delle macchine.
In contesti, invece, meno complessi si operano valutazioni del rischio meno sofisticate e che vengono svolte in modo più semplice dal personale che si prende cura dell’organizzazione di un singolo contesto o, nel caso della scuola, di una singola attività da svolgere.

La valutazione del rischio può essere applicata infatti a molteplici ambiti, tra cui: l’agricoltura, l’azienda, i servizi di soccorso, i servizi sociali e deve tradursi in:
1. Una relazione sulla valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute, nella quale sono specificati i criteri adottati per la valutazione stessa;
2. L’individuazione delle misure di protezione e prevenzione;
3. Il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento dei livelli di sicurezza.

Attraverso la valutazione del rischio si possono delineare gli interventi necessari per eliminare o/e ridurre al minimo il possibile potenziale di danno (prevenzione attiva e passiva).
Come ci suggerisce la norma, mediante il D.Lgs. 81/2008 sono possibili le seguenti azioni:
• eliminazione del pericolo;
• modificazione delle circostanze e delle cause che determinano le situazioni di pericolo che non possono essere eliminate
• al fine di poterle controllare e poter prevenire il potenziale di rischio;
• eliminazione del danno e/o sua riduzione a bassi valori di gravità.

Nel caso di un contesto scolastico in cui si vogliono proporre ai bambini attività particolarmente emozionanti e formative come l’accensione di un piccolo fuoco, la sperimentazione chimica in laboratorio, la cottura dei cibi, la psicomotricità con l’uso di materiali non convenzionali etc…risulta dunque fondamentale effettuare una valutazione del rischio appropriata al pericolo al quale si decide consapevolmente di esporsi ed adottare quindi delle adeguate misure di protezione e prevenzione.

Il rischio è traducibile matematicamente nell’equazione R = P x V x E, dove:
P = Pericolosità: è la probabilità che un fenomeno di si verifichi in un certo intervallo di tempo e in una data situazione.
V = Vulnerabilità: la vulnerabilità di un elemento – persone, edifici – è la propensione a subire danneggiamenti in conseguenza delle sollecitazioni indotte da un evento di una certa intensità;
E = Esposizione : è il numero di unità, o “valore”, di ognuno degli elementi a rischio, come vite umane o case, presenti in una data area.

Se dunque le misure preventive e protettive adottate riescono a ridurre drasticamente i valori di PROBABILITÀ, VULNERABILITÀ ed ESPOSIZIONE, va da se che diminuisca drasticamente, anche il valore del RISCHIO.

Per fare un esempio pratico, potremmo parlare dell’attività del “camp fire” nelle scuole che si occupano di educazione ambientale e libertaria.

Attività: gestione di un piccolo fuoco intorno al quale far stare bambini
Pericoli sulle persone: ustione, trauma
Pericoli sulle cose: incendio boschivo

Misure preventive e protettive adottate:
– posizione del punto fuoco in prossimità (massimo 5 metri) di una sorgente d’acqua opportunamente attrezzata con tubazione provvista di erogatore a pressione (P)
– sedute per i bambini e controllo del punto fuoco con materiale ignifugo (P)
– rete di separazione dal comune giardino scolastico (P) (V)
– pulizia del sottobosco limitrofo al punto fuoco (P)
– gestione dell’attività da parte di personale esperto (P)
– supervisione permanente dell’attività a cura di personale formato per attività di antincendio boschivo e primo soccorso sanitario (P)
– tempo di attività limitato (P)
– preparazione e formazione dei bambini precedente all’attività stessa (V)
– posizionemento del “camp fire” ad opportuna distanza dall’edificio scolastico e/o da materiale infiammabile (V)
– gestione di bambini in numero ridotto rispetto a quello con il quale si svolgono le consuete attività scolastiche (E)

Uno staff educativo che si vuole assumere la responsabilità della gestione di un rischio più elevato rispetto a quello al quale è esposto in condizioni ordinarie lo può fare solo se composto da personale in grado di ottemperare consapevolmente a tutte le misure preventive necessarie per la gestione del rischio stesso ed è proprio, e solo, in virtù di questa consapevolezza che un educatore, un dirigente scolastico, un coordinatore pedagogico possono riuscire nel loro intento di trasmissione del sapere e del valore intrinseco in un’esperienza cosi singolare verso i bambini . Anche la gestione della paura da parte di un educatore che voglia svolgere un’attività di questo tipo con i suoi bambini è possibile solo se opportunamente eliminata da una formazione personale, nonché ad una preparazione tecnica adeguata al tipo di attività da proporre.

Accendere un fuoco con i bambini non è e NON DEVE ESSERE un atto di coraggio, ma solo un atto di responsabilità consapevole non solo del reale valore educativo che una determinata esperienza può avere ma anche e prima di tutto consapevole della gestione del rischio da prevedere e trattare.

D. Evangelisti