Vaccini: i pediatri ribadiscono l’importanza

Il dibattito sui vaccini resta vivo, nonostante la posizione dei pediatri che proseguono a raccomandarli in grande maggioranza. La viralità con la quale si stanno diffondendo false notizie sul web, unitamente ad alcune sentenze e iniziative giudiziarie, rafforzano le convinzioni di quelle famiglie (ben il 48%!) che ritengono che le vaccinazioni siano pericolose o che (sempre il 48%) siano troppe.

Proprio nel momento in cui scrivo, dermatologi, allergologi, gastroenterologi, neuropsichiatri e pediatri sono riuniti a Camerota per un incontro promosso dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale durante il quale il Presidente di quest’ultima, il Dott. Giuseppe Di Mauro, ribadirà la sua posizione a favore dei vaccini che ha così anticipato: “I vaccini proteggono la vita e la persona. Non solo. Vaccinare significa ridurre le spese e produrre un impatto immediato e benefico sulla sanità pubblica. Le vaccinazioni in forte calo, con diminuzioni che in alcune aree italiane arrivano fino al 25%, soprattutto per rosolia e morbillo, devono far riflettere e ci mettono in allarme. Il nostro compito è quello di tranquillizzare le famiglie italiane con bambini: vaccinate i vostri figli, non abbiate paura! Non esiste alcuna correlazione tra vaccini ed autismo. Si tratta, piuttosto, di notizie false che creano messaggi distorti e lontani anni luce dalla realtà”. 

D’altronde è un fatto che le malattie infettive possono essere eliminate nel tempo ma ciò proprio grazie alle vaccinazioni che sono state effettuate nei decenni. E’ il caso, ad esempio, del vaiolo la cui eradicazione è stata certificata nel 1979 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Altre malattie infettive come la difterite, il tetano e la polio, invece, sembrano ancora lontane dall’eradicazione e quindi la profilassi resta importante. Così come è importante, per i pediatri della SIPPS, rispettare i richiami previsti dal calendario vaccinale, per far sì che non si verifichi un declino dell’immunità con la conseguenza di diventare una fonte di infezione per i non vaccinati e per i lattanti che non hanno completato il ciclo primario.