La parola “Euristico” deriva dal greco “heurisko”, che significa “serve a scoprire o a raggiungere la comprensione di”. Nel gioco euristico non c’è quindi un modo giusto o sbagliato di utilizzo del materiale: i bambini sperimentano il “fallimento” di un’azione solo quando cercano di far fare all’oggetto qualche cosa che la natura stessa dell’oggetto impedisce!
Il gioco euristico è stato formalizzato da Elinor Goldschmied (v. Goldschmied & Jackson, 1996). La parola “Euristico” deriva dal greco “heurisko”, che significa “serve a scoprire o a raggiungere la comprensione di”. Nel gioco euristico non c’è quindi un modo giusto o sbagliato di utilizzo del materiale: i bambini sperimentano il “fallimento” di un’azione solo quando cercano di far fare all’oggetto qualche cosa che la natura stessa dell’oggetto impedisce!
Vengono utilizzati, per questa attività, materiali di recupero come gomitoli di lana, tappi di sughero e di plastica, tubi di cartone, nastri di seta, velluto e pizzo, barattoli di metallo, scatole di vario tipo, messi a disposizione dei bambini perché ne scoprano e inventino diversi utilizzi.
Il materiale è contenuto in sacchetti di stoffa, a casa si possono usare i sacchetti e, una volta finita l’attività, si possono riporre. A scuola l’educatrice avrà cura di sostituire il materiale deteriorato onde evitare situazioni di pericolo per i bambini così come a casa ogni mamma potrà via via sostituire il materiale con quello che ritiene più idoneo per la curiosità del figlio. Per evitare che i bambini si ritrovino tutti concentrati nel medesimo spazio, l’educatrice si preoccupa di preparare precedentemente l’attività, distribuendo gli oggetti in mucchietti separati o misti, saranno poi i bambini a scegliere l’oggetto da esplorare. Quando l’attività volge verso la conclusione, i bambini raccoglieranno gli oggetti dietro l’incoraggiamento dell’educatrice riponendoli nei vari sacchetti. Rimettere in ordine fa parte del gioco ed è una abitudine molto importante da fare acquisire ai bambini.
L’educatrice assume un ruolo marginale ponendosi in atteggiamento di osservazione, attenta a cogliere i messaggi dei bambini che possono trascorrere anche molto tempo concentrati, toccando, infilando, producendo suoni e rumori, mettendo in fila, rovesciando, facendo travasi.
In questo periodo (questa attività è stata ideata soprattutto per bambini d’età compresa tra i 12–24 mesi) è più vivo l’interesse per la scoperta e la sperimentazione degli oggetti, di come si comportano nello spazio a seconda di come sono maneggiati, di come possono essere messi in relazione tra di loro. Sicuramente con questa attività possono essere coinvolti e stimolati adeguatamente anche i bambini d’età maggiore. Il desiderio della scoperta è particolarmente intenso durante l’infanzia insieme al bisogno di autonomia, di percorrere strade personali e non preconfezionate dagli adulti, di imparare da soli, necessità fondamentale per assicurare al bambino uno sviluppo completo, che comprenda la gratificazione e la fiducia in se stessi. È quindi chiaro come non esista un unico modo per attuare il gioco euristico. Ciascun bambino ha il proprio. E grande merito del metodo è liberare la creatività, così fertile e straordinaria nei primi anni di vita.
L’importanza educativa del gioco euristico non si risolve nella semplice esperienza sensoriale. Infatti, attraverso il gioco euristico, un bambino ha l’opportunità di determinare le proprie azioni e le cause delle stesse e fare delle scelte autonome. E’ una attività di scoperta, di esplorazione e di ricerca, in cui i bambini possono sperimentare o scoprire il “senso” e il significato degli oggetti e dei materiali (naturali e non) messi a loro disposizione dagli adulti, in modo autonomo e libero da traguardi di riferimento. E’ una situazione di gioco che permette la conquista di competenze sociali attraverso il confronto e l’elaborazione dei conflitti, la cooperazione per l’uso e la gestione dei materiali. Facilita la maturazione dell’identità e dell’autonomia aumentando i tempi.