I ricercatori di un Istituto statunitense, esaminando il cervello di un gruppo di volontari tramite la risonanza magnetica funzionale per immagini, hanno scoperto che questo reagisce di fronte ai gesti proprio come fa con il linguaggio parlato o scritto. Da qui se ne deduce che i nostri antenati comunicavano gesticolando e così capendosi perfettamente…
Esattamente come accade per i neonati, gli esseri umani della preistoria hanno cominciato a comunicare attraverso i gesti prima che con le parole. Sembrerebbe la scoperta dell’acqua calda, quella annunciata dallo statunitense National Institute on Deafness and Other Communication Disorders (NIDCD) e pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), ma a ben vedere non lo è, anzi rappresenta un decisivo passo avanti in ambito medico e scientifico.
Perché di mezzo c’è il cervello e la sua capacità di decodificazione. In pratica, i ricercatori dell’istituto, esaminando il cervello di un gruppo di volontari tramite la risonanza magnetica funzionale per immagini, hanno scoperto che questo reagisce di fronte ai gesti (purché dotati di un significato e dunque di uso comune) proprio come fa con il linguaggio parlato o scritto, ovvero accendendo l’area di Broca nella parte frontale dell’emisfero sinistro del cervello e l’area di Wernicke posta nella regione posteriore temporale dello stesso emisfero, proprio le stesse aree adibite alla decodificazione del linguaggio.
Da qui se ne deduce, tra l’altro, che i nostri antenati comunicavano gesticolando e così capendosi perfettamente: uno stadio intermedio della comunicazione i cui retaggi sono ancora ben presenti nella nostra capacità di interpretare ‘segni’ come una mano passata sulla fronte per comunicare la sensazione di caldo o di fatica o la mano davanti alla bocca per chiedere il silenzio.