Educare alle differenze di genere

La scuola Nella Vecchia Fattoria ha inserito un progetto sulla differenza di genere all’interno di un più ampio progetto annuale. Per affrontare una tematica tanto vasta quanto spinosa e per fare emergere gli stereotipi, riconoscerli, criticarli e stimolare la riflessione perché la costruzione della propria identità passa attraverso i processi di identificazione di genere.

A partire dall’anno 2015/2016 la nostra scuola Nella Vecchia Fattoria ha inserito un progetto sulla differenza di genereall’interno di un più ampio progetto annuale, per affrontare una tematica tanto vasta quanto spinosa.

Ciascuno di noi, in quanto genitore, ha un’esperienza diretta sulle questioni di genere e di conseguenza ci ritroviamo ad aver sviluppato una nostra personalissima idea, che ci portiamo dietro e con la quale educhiamo i nostri figli, filtrando la realtà che ci circonda.

Dopo una seria riflessione in proposito, abbiamo capito come la nostra scuola non poteva sottrarsidall’affrontare un argomento tanto attuale, soprattutto dopo aver effettuato una attenta valutazione deicomportamenti dei bambini durante il gioco e nelle loro dinamiche relazionali.

L’obiettivo? Fare emergere gli stereotipi, riconoscerli, criticarli e stimolare la riflessione, perché la costruzione della propria identità passa attraverso i processi di identificazione di genere e perché, secondo noi, la scuola è il luogo ideale, vitale, per insegnare a vivere positivamente le differenze, quasi come unantidoto contro pregiudizi e luoghi comuni.

Ma come affrontare un argomento tanto complesso senza urtare le sensibilità e i modi di pensaredell’utenza?

Siamo partiti “in punta di piedi”, attivando un percorso partendo da un indagine esplorativa che ci ha permesso di portare alla luce le idee dei bambini rispetto ai modelli di ruolo maschile-femminile e ladifferenza di significato tra maschio-femmina.

Abbiamo usato la narrativa, materiale audio, materiale video, ma soprattutto abbiamo attivato un intensocanale comunicativo che ci ha permesso di verificare quanto i bambini siano legati al “pensare comune” rispetto alle differenze di genere.

Ma le “femmine” possono fare le stesse cose dei maschi? Questa è la madre di tutte le domande!

Era necessario affrontare questo argomento per aiutare i bambini ad uscire o non entrare in questistereotipi soffocanti e per iniziare abbiamo deciso di utilizzare il linguaggio più semplice ma sicuramente il più efficace: i film per bambini.

Quali? Quelli che raccontano la necessità delle eroine di affermazione e di ricerca della propria identità sociale, del riscatto da una posizione culturalmente umiliante e il bisogno di dimostrare che le donne possono fare tutto ciò che fanno gli uomini.

Tutte le protagoniste non aspettano il proprio principe su un cavallo bianco, sanno cavarsela da sole, non hanno bisogno di pizzi e crinoline per apparire belle e seducenti, sono donne in grado di affrontaresituazioni difficili mantenendo un grande spessore psicologico, sono intelligenti ed indipendenti artefici del loro destino.

Ribelle, Mulan, Pocahontas, la principessa Mononoke hanno tutte un carattere ribelle e contrario per natura alle costrizioni imposte dalle tradizioni, hanno molto coraggio e tanta voglia di dimostrare di non essere inferiori a nessuno.

E i maschietti come si sono sentiti di fronte a queste femmine così intraprendenti e volitive?

Per fortuna i bambini hanno ancora un intero mondo interiore da esplorare, non sono filtrati, disincantati ospaventati dalle “femmine” troppo intraprendenti, ma soprattutto non devono ancora fare i conti con l’emancipazione femminile che anche se lentamente si comincia a far sentire.

Il nostro intento non era di far loro cambiare idea, o di influenzarli ma semplicemente di farli riflettere su qualcosa di cui hanno, sicuramente un’idea, forse perché semplicemente appresa o perché archetipo.

Nel linguaggio semplice dei bambini, nella loro velocità di cambiare idea o opinione, nella loro immensacapacità di andare oltre le apparenze, abbiamo potuto fare un grande lavoro di sensibilità e accoglienza, in punta di piedi, senza dare fastidio a nessun credo personale delle famiglie, lasciando così a loro la fondamentale “ultima parola”…