Come difendersi dalla “Svizzera”

Ogni anno ce n’è una nuova. Di influenza. Quella dell’inverno 2015 si chiama “svizzera”, o almeno così è stata ribattezzata quella che in realtà è una variante del virus H3N2 e si manifesta con febbre alta e dolore. La peculiarità è che, contrariamente alle influenze diffuse negli anni scorsi, la “svizzera” ha una maggiore capacità di diffondersi e rischia di mettere a letto bambini e adulti anche nel mese di marzo.

A meno che non ci si difenda adeguatamente, non solo con il vaccino (per chi lo ha già effettuato) ma anche e soprattutto curando la propria salute, a partire dall’alimentazione. La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale ha emesso un comunicato al riguardo, invitando i genitori a provvedere affinché l’alimentazione dei loro bambini sia completa, ricca di vitamine (la C e la E su tutte) e di sali minerali come il rame, lo zinco e il selenio, elementi contenuti soprattutto all’interno di frutta e verdura. Si raccomanda, inoltre, di rispettare la regolarità dei pasti, fin dalla colazione che non dovrebbe mai essere saltata e che dovrebbe provvedere a rifornire di un quantitativo di calorie pari ad un quinto della necessità giornaliera: la colazione ideale dovrebbe includere, secondo gli esperti, frullati di frutta (meglio se di arancia), pane o fette biscottate con marmellata oppure un uovo. Dopodiché è auspicabile che i bambini assumano più volte nell’arco della giornata le sostanze a loro necessarie per tutelare il sistema immunitario con alcuni accorgimenti relativamente all’assorbimento dei nutrienti, sapendo ad esempio che il ferro viene assimilato meno se assunto insieme alle fibre o in maggiore quantità se assunto insieme alla vitamina C. Se poi l’influenza colpisce ugualmente il bambino, la regola alimentare vale ancor più a ragione, quando egli tende ad avere meno appetito e di conseguenza assumere meno nutrienti di quanto gli sia necessario. Gli esperti della SIPPS, infine, si raccomandano di rispettare i tempi della convalescenza – l’influenza ha un decorso complessivo di una settimana – anche se la forma influenzale si manifesta in modo lieve o la ripresa appare particolarmente veloce. Ciò in virtù del fatto che il virus influenzale, finché attivo, predispone l’individuo all’attacco di altri microorganismi attraverso le vie aeree, provocando un allungamento dei tempi di guarigione o fenomeni di ricadute.