Il giardino

Stare all’aria aperta ha molteplici benefici. Sicuramente favorisce l’autonomia, la creatività e la voglia di “scoperta”. E il giardino è un laboratorio dove poter scoprire il mondo che ci circonda. Ma per ottenere tali risultati, il giardino deve essere organizzato da una regia attenta a favorire la libera scoperta dei bambini e una socializzazione costruttiva.

I bambini di oggi vivono sempre più un distacco dalla natura:è difficile vederli giocare liberamente all’aria aperta nel verde. Gli edifici scolastici, d’altronde, raramente possiedono un ampio giardino da dedicare al gioco dei bimbi. Invece stare all’aria aperta ha molteplici benefici. Sicuramente favorisce l’autonomia, la creatività e la voglia di “scoperta”. E il giardinoè un laboratorio dove poter scoprire il mondo che ci circonda.

Toccare la terra dopo la pioggia o dopo una giornata di solecocente, verificare la consistenza della neve e osservarne la trasformazione, raccogliere le foglie degli alberi nelle diverse stagioni, facendo esperienza del colore che cambia, osservare i rami degli alberi che sipiegano al passare del vento e le nuvole che corrono nel cielo, seguire il volo degli uccelli o spaventarsi alla vista di strani insetti che vivono nel prato: tutto ciò permette ai bambini di fare esperienza del mondonaturale e di soddisfare la loro naturale curiosità riguardo gli eventi che ci circondano. Queste esperienzevissute rimangono più impresse di quelle “raccontate” o sperimentate in aula. Il bambino apprendefacendo e la vita all’aria aperta permette questo tipo di apprendimento.

La curiosità del bambino trova il suo appagamento nello sperimentare senza paura di sbagliare. Ilconfrontarsi tra i compagni e il potersi muovere liberamente in uno spazio protetto e pensato per questo tipo di esperienze è sicuramente un valore aggiunto al suo processo di crescita. Sviluppa la sua personalitàda un punto di vista cognitivo, emotivo e sociale.

Il giardino favorisce la motricità e fortifica il corpo. Giocare all’aria aperta permette ai bambini di regolarsisecondo le proprie possibilità conoscendo i propri limiti e rafforza la fiducia in se stessi. Avere l’opportunità di correre, arrampicarsi, giocare a palla, inventarsi giochi fantastici in un contesto naturale protetto potenzia l‘autonomia personale sia operativa che emotiva.

Il giardino favorisce la socializzazione. I bambini hanno la possibilità di muoversi liberamente da soli o con icompagni, sperimentando anche nuove amicizie.

Ma per ottenere i risultati di cui sopra, il giardino deve essere organizzato da una regia attenta a favorire la libera scoperta dei bambini e una socializzazione costruttiva.

La giornata nel giardino dell’asilo La Vecchia Fattoria prevede dei momenti di gioco libero, dei momenti di gioco strutturato proposti dall’insegnante per canalizzare le esperienze e dei momenti di gioco semi strutturato con degli angoli con materiali di interesse e stimolo per i bambini.

In inverno la nostra didattica si svolge prevalentemente all’interno delle aule ma abbiamo il privilegio di avere un parco a disposizione che ci offre la possibilità di ampliare l’offerta formativa con momenti all’aria aperta per permettere la sperimentazione attiva di quanto appreso e di dar libero sfogo al movimentonaturale dei bambini. In primavera, invece, le attività vengono svolte prevalentemente all’esterno.

Per noi è un momento molto importante dove l’insegnante osserva le dinamiche per capire meglio leinterazioni e le individualità. Per questo, presso la nostra scuola, abbiamo creato delle “aree semi-strutturate” dove i bambini possono accedere liberamente cercando di stimolarne tutte le aree di sviluppo. Ogni area è dedicata a massimo a quattro bambini che la lasciano, quando non hanno più interesse, inordine come l’hanno trovata.

Abbiamo una zona psicomotoria dove il bambino in libertà può arrampicarsi, dondolarsi, “contorcersi”; un’area più sportiva con porte da calcio e canestri da basket, un’area della manipolazione con scatole con la sabbia e con materiali naturali da inserire, creare, inventare; un’area più simbolica con la cucina ricca di utensili e piantine odorose; un’area con le bambole e le stoffe per creare vestiti originali, un’area morbidadove potersi fermare, rilassarsi e sfogliare un libro, un’area più creativa con lavagne e gessetti o una conmateriali di recupero naturali (foglie, pigne, legnetti presi direttamente dal giardino) per poter creare, un’area con una rete a maglie larghe con tanti cordini appesi per stimolare la motricità del bambini. Abbiamo un orto con piante profumate.

Queste aree permettono al bambino di muoversi in autonomia secondo i propri desideri e ne stimolano lacreatività e le competenze.

Abbiamo anche dei momenti di attività più strutturate. Le maestre possono utilizzare il giardino come un’aula all’aperto e proporre diversi laboratori come quello teatrale o grafico pittorico, quello psicomotorio o manipolativo, quello narrativo, quello di giardinaggio o di osservazione attenta della natura circostante con conseguente elaborazione dell’esperienza.

Poter offrire degli spazi all’aperto nella natura sicuri e pensati per i bambini di oggi è sicuramente un‘opportunità che arricchisce il processo di crescita. Nella consapevolezza che il gioco e le attività ingiardino all’aria aperta hanno molti benefici che non riguardano solo il benessere fisico dei bambini ma anche quello psichico.

Il gioco genitore-bambino al nido

Il coinvolgimento dei genitori attraverso i laboratori e le feste ha sempre rappresentato un elemento qualificante della proposta educativa del Nido. Consente di conoscersi, di creare relazioni di fiducia e di stima reciproca e di costruire quell’alleanza sui valori educativi che è fondamentale  per la crescita individuale dei bambini ma anche dell’intera comunità.

Il coinvolgimento dei genitori attraverso i laboratori e le feste ha sempre rappresentato un elementoqualificante della proposta educativa del Nido. Consente di conoscersi, di creare relazioni di fiducia e distima reciproca e di costruire quell’alleanza sui valori educativi che è fondamentale  per la crescitaindividuale dei bambini ma anche dell’intera comunità.

Per un genitore decidere di partecipare alle attività del Nido è sempre un grosso impegnonell’organizzazione della sua giornata. Dunque se è presente, significa che crede all’utilità di questi incontri.

D’altronde, il dialogo si costruisce attraverso opportunità concrete e circostanze favorevoli. Stare con i bambini richiede una continua e naturale trasformazione, il movimento/mutamento è la caratteristica del processo di crescita, i bambini si trasformano e noi adulti lo facciamo con loro. Il confronto con gli altri genitori favorisce la nascita di un maggior sentimento di fiducia verso se stessi, compresa l’accettazionedei propri limiti.

Il gruppo sostiene e dà contenimento affettivo, sviluppa sapere, mettendo al centro il valoredell’esperienza. Ogni componente del gruppo è importante tanto quanto il gruppo stesso. La possibilità di far sentire l’altro libero di raccontarsi in un clima affrancato da pregiudizi, è data dalla conoscenza delle teorie e tecniche di comunicazione nelle relazioni interpersonali che facilita lo sviluppo di una buonasensibilità empatica e di un atteggiamento accogliente e incoraggiante, rivolto a sottolineare il positivodell’esperienza umana.

La funzione della conduttrice del laboratorio è di creare quelle opportunità favorevoli perché il gruppo sicostituisca, mediando le relazioni interne e puntando alla costruzione di un contesto relazionale caldo eaccogliente, rivolto alla promozione dei comportamenti interattivi tra genitori e bambini.

Per le mamme ed i papà è una occasione per conoscere i genitori degli amichetti dei propri figli e poterinstaurare rapporti di fiducia, ma anche per imparare dei giochi nuovi da poter rifare a casa e soprattutto di poter condividere un momento speciale con il proprio figlio/a.

Il “fare” dei bambini all’asilo è questione da sempre discussa. È giusto proporre l’una dietro l’altra attivitàche li concentrano e li rendono operativi o è giusto lasciare spazi vuoti che loro possano riempire in libertà? Quando sono piccoli e assorbiti dalle loro emozioni può diventare difficile proporre continuamente poiché si rischia di intaccare i loro tempi personali.

La magia della sabbia, del suo adattarsi lento alle nostre carezze è conoscenza antica di ogni uomo. Poteresprimere in libertà le emozioni profonde, quelle che fanno nascere i gesti,i  suoni, una risata, un disegno infinito, questo è il tema che ci ha spinto a scegliere il “gioco delle scatole azzurre” per il laboratorio tra i genitori e di bambini.

Alla base non vi è uno scopo terapeutico ma pedagogico e di divertimento in compagnia di materiali nuovi e facili da reperire. Si è partiti manipolando solo la sabbia, venendo a contatto con questo materiale osservandone le caratteristiche. Via via sono stati aggiunti elementi naturali: sassi, rami, foglie e altro. Ognibambino ha avuto la propria scatola davanti a sé all’altezza del busto e ha potuto usare tutto lo spazio a disposizione e un tavolo dove sono stati appoggiati i materiali che successivamente ha utilizzato.

All’inizio i bambini iniziano a toccare la sabbia con le mani, ognuno con i propri tempi, chi in silenzio, chichiamando il genitore vicino. Dopo un po’ tutti giocano e partecipano all’esperienza.

C’è chi prende moltissimi oggetti riempiendo la vaschetta, chi sposta la sabbia da un lato all’altro cercando lo sguardo del genitore, chi immerge le mani nella sabbia esplorandola per molto tempo…

I bambini si immergono completamente nel gioco, non si annoiano perché possono sperimentare la mutevolezza dei loro risultati, pur compiendo azioni ripetitive. Per i bambini al di sotto dei tre anni, questo gioco non solo offre piacevoli sensazioni tattili, soddisfacendo la naturale curiosità sensoriale dei piccoli, ma favorisce la manualità fine, il coordinamento oculo-manuale e lo sviluppo di conoscenze percettive.

Il gioco con la sabbia così strutturato favorisce le condizioni perché lo sviluppo motorio, emozionale ecognitivo del bambino procedano di pari passo, secondo il loro naturale percorso, consentendo ai bambini di vivere le esperienze che procurano loro gioia e gratificazione, lasciando l’adulto sullo sfondo, fiducioso erispettoso delle capacità del bambino.

I genitori hanno rispettato i tempi dei propri figli. A volte li hanno incoraggiati, altre volte li hanno contenuti. Si è creato un clima di condivisione e di complicità. L’assenza di giudizio nei confronti dell’agire dei bambini e della relazione coi genitori ha permesso ai partecipanti di condividere esperienze private.

Questo momento di gioco è stato vissuto da tutti i partecipanti come un tassello del proprio percorso dicrescita.

Iphone, Ipad, Itunes, I… – uto!

Quanto l’uso di nuove tecnologie è adatto alla prima infanzia, quanto serve e quanto invece andrebbe evitato.

Da una domanda di uno dei genitori dei bambini che frequentano la nostra scuola, nasce lo spunto per affrontare una delle più grandi domande che i genitori di oggi sono costretti a porsi a proposito della crescita dei figli: quanto e come farli entrare in contatto con tutte le tecnologie che oggi riempiono la nostra quotidianità?

La rivoluzione in atto costringe educatori, pedagogisti e ricercatori ad interrogarsi circa i modi con i quali i bambini più piccoli si accostano a pc, tablet e smartphone. per indagare le strategie di esplorazione e apprendimento attivate nell’interazione con questi strumenti e per ridefinire ruoli educativi, contesti e prassi che possano rendere i bambini autori e costruttori del proprio sapere risulta necessario porre particolare attenzione alle modalità spontanee con le quali i bambini si avvicinano allo strumento e a quelle mediate invece dall’adulto e dai coetanei.

Tuttavia, prima di avventurarsi in qualsiasi forma di risposta, o di analisi, dovremmo cominciare a porci domande più semplici: cosa è la tecnologia? Perché noi adulti la usiamo tanto?

La tecnologia nel mondo odierno va sempre più configurandosi come un modo per abbattere le barriere fisiche, spazio temporali, che spesso si pongono davanti il nostro agire, rendendolo più difficoltoso. La tecnologia è quindi ciò che, nel corso degli ultimi decenni, ha sempre più modificato la quotidianità e dunque, pragmaticamente, la vita della nostra società, secondo la linea dei due assi cartesiani del tempo e dello spazio.

Mediante cellulari, pc, tablet, programmi e applicazioni veniamo costantemente messi in contatto con due dimensioni non fisicamente equiparabili dall’essere umano ovvero quella dell’estrema velocità e quella dell’estrema fonte di informazioni illimitate che possiamo reperire. La tecnologia modifica dunque i parametri di spazio e tempo rendendo il primo illimitato ed il secondo molto più infinitamente divisibile ed utilizzabile.

Se per noi adulti tutto questo risulta essere spesso facilitante, per un bambino diventa fonte di una confusione davanti alla quale esiste il reale pericolo della genesi di sensazioni di frustrazione.

Se ci sono due cose fondamentali delle quali ogni bambino ha bisogno nel delicato periodo della sua infanzia, sono infatti la lentezza e il senso di limite, che da sensazioni di contenimento e quindi di protezione.

Dobbiamo quindi privare i nostri figli di ogni tipo di tecnologia esistente? Che risultato ne avremmo? La risposta è no, non esporre i bambini a nessun tipo di impianto o dispositivo tecnologico sarebbe come non farli mai scontrare con le difficoltà o con gli ostacoli che ci si pongono davanti durante la nostra vita. Come spesso avviene, la risposta sta nel mezzo, ovvero in un’esposizione alle tecnologie controllata nel tempo, nel modo di utilizzo e soprattutto sempre mediata dall’adulto e che non venga utilizzata come un buon metodo di distrazione, intrattenimento o, peggio, di distacco dalla realtà che si sta vivendo. È importante inoltre che pc, cellulari, tablet etc vengano utilizzati come mezzi di rielaborazione di esperienze realmente vissute in ambiente naturale o sociale, o come possibile veicolo di comunicazione e condivisione di stati emotivi che si ha bisogno di esteriorizzare e condividere.

La tecnologia deve dunque essere (o tornare ad essere) per il bambino, ma dovrebbe esserlo in generale, per l’essere umano, un punto di arrivo e non di partenza, un mezzo di rielaborazione di esperienze reali e non, invece, far diventare quella virtuale l’unica esperienza di vita possibile, tantomeno la più frequente o facilmente fruibile.

Deborah E.

La Gestione del rischio in ambito educativo

Con il termine valutazione del rischio si fa riferimento alla determinazione quantitativa o qualitativa del rischio associato ad una situazione ben definita e ad una minaccia conosciuta (detta invece “pericolo”).

Quale rischio si può correre in virtù di un’esigenza educativa? Si può sacrificare una percentuale di sicurezza per favorire un’esperienza di alto valore educativo? È possibile imparare a gestire emotivamente e praticamente quella percentuale di rischio che gli educatori si assumono al fine di far vivere ai bambini esperienze particolarmente formative?

Il rischio è l’eventualità di subire un danno, ovvero la potenzialità che un’azione o un’attività scelta (includendo la scelta di non agire) porti ad una perdita o ad un evento indesiderabile.

Con il termine valutazione del rischio si fa riferimento alla determinazione quantitativa o qualitativa del rischio associato ad una situazione ben definita e ad una minaccia conosciuta (detta invece “pericolo”). Una valutazione del rischio quantitativa richiede la determinazione di due componenti del rischio: la gravità di un potenziale danno (detta “magnitudo”) e la probabilità che tale danno si realizzi.
Per rischio accettabile si intende un certo rischio che è conosciuto e tollerato, generalmente perché le misure prese per diminuire drasticamente i fattori di magnitudo e probabilità risultano sufficienti ed adeguate se confrontate con l’aspettativa del possibile danno.

Durante la progettazione di sistemi complessi, valutazioni del rischio piuttosto sofisticate sono spesso svolte da esperti nell’ambito dell’ingegneria dell’affidabilità e dell’ingegneria della sicurezza, in modo da scongiurare i pericoli che possono mettere a repentaglio l’incolumità delle persone, la salute, l’ambiente e il buon funzionamento delle macchine.
In contesti, invece, meno complessi si operano valutazioni del rischio meno sofisticate e che vengono svolte in modo più semplice dal personale che si prende cura dell’organizzazione di un singolo contesto o, nel caso della scuola, di una singola attività da svolgere.

La valutazione del rischio può essere applicata infatti a molteplici ambiti, tra cui: l’agricoltura, l’azienda, i servizi di soccorso, i servizi sociali e deve tradursi in:
1. Una relazione sulla valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute, nella quale sono specificati i criteri adottati per la valutazione stessa;
2. L’individuazione delle misure di protezione e prevenzione;
3. Il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento dei livelli di sicurezza.

Attraverso la valutazione del rischio si possono delineare gli interventi necessari per eliminare o/e ridurre al minimo il possibile potenziale di danno (prevenzione attiva e passiva).
Come ci suggerisce la norma, mediante il D.Lgs. 81/2008 sono possibili le seguenti azioni:
• eliminazione del pericolo;
• modificazione delle circostanze e delle cause che determinano le situazioni di pericolo che non possono essere eliminate
• al fine di poterle controllare e poter prevenire il potenziale di rischio;
• eliminazione del danno e/o sua riduzione a bassi valori di gravità.

Nel caso di un contesto scolastico in cui si vogliono proporre ai bambini attività particolarmente emozionanti e formative come l’accensione di un piccolo fuoco, la sperimentazione chimica in laboratorio, la cottura dei cibi, la psicomotricità con l’uso di materiali non convenzionali etc…risulta dunque fondamentale effettuare una valutazione del rischio appropriata al pericolo al quale si decide consapevolmente di esporsi ed adottare quindi delle adeguate misure di protezione e prevenzione.

Il rischio è traducibile matematicamente nell’equazione R = P x V x E, dove:
P = Pericolosità: è la probabilità che un fenomeno di si verifichi in un certo intervallo di tempo e in una data situazione.
V = Vulnerabilità: la vulnerabilità di un elemento – persone, edifici – è la propensione a subire danneggiamenti in conseguenza delle sollecitazioni indotte da un evento di una certa intensità;
E = Esposizione : è il numero di unità, o “valore”, di ognuno degli elementi a rischio, come vite umane o case, presenti in una data area.

Se dunque le misure preventive e protettive adottate riescono a ridurre drasticamente i valori di PROBABILITÀ, VULNERABILITÀ ed ESPOSIZIONE, va da se che diminuisca drasticamente, anche il valore del RISCHIO.

Per fare un esempio pratico, potremmo parlare dell’attività del “camp fire” nelle scuole che si occupano di educazione ambientale e libertaria.

Attività: gestione di un piccolo fuoco intorno al quale far stare bambini
Pericoli sulle persone: ustione, trauma
Pericoli sulle cose: incendio boschivo

Misure preventive e protettive adottate:
– posizione del punto fuoco in prossimità (massimo 5 metri) di una sorgente d’acqua opportunamente attrezzata con tubazione provvista di erogatore a pressione (P)
– sedute per i bambini e controllo del punto fuoco con materiale ignifugo (P)
– rete di separazione dal comune giardino scolastico (P) (V)
– pulizia del sottobosco limitrofo al punto fuoco (P)
– gestione dell’attività da parte di personale esperto (P)
– supervisione permanente dell’attività a cura di personale formato per attività di antincendio boschivo e primo soccorso sanitario (P)
– tempo di attività limitato (P)
– preparazione e formazione dei bambini precedente all’attività stessa (V)
– posizionemento del “camp fire” ad opportuna distanza dall’edificio scolastico e/o da materiale infiammabile (V)
– gestione di bambini in numero ridotto rispetto a quello con il quale si svolgono le consuete attività scolastiche (E)

Uno staff educativo che si vuole assumere la responsabilità della gestione di un rischio più elevato rispetto a quello al quale è esposto in condizioni ordinarie lo può fare solo se composto da personale in grado di ottemperare consapevolmente a tutte le misure preventive necessarie per la gestione del rischio stesso ed è proprio, e solo, in virtù di questa consapevolezza che un educatore, un dirigente scolastico, un coordinatore pedagogico possono riuscire nel loro intento di trasmissione del sapere e del valore intrinseco in un’esperienza cosi singolare verso i bambini . Anche la gestione della paura da parte di un educatore che voglia svolgere un’attività di questo tipo con i suoi bambini è possibile solo se opportunamente eliminata da una formazione personale, nonché ad una preparazione tecnica adeguata al tipo di attività da proporre.

Accendere un fuoco con i bambini non è e NON DEVE ESSERE un atto di coraggio, ma solo un atto di responsabilità consapevole non solo del reale valore educativo che una determinata esperienza può avere ma anche e prima di tutto consapevole della gestione del rischio da prevedere e trattare.

D. Evangelisti

Ma la notte (in asilo) no!

La nostra struttura non toglierà mai a nessun bambino quel momento di intimità domestica, di condivisione profonda, di elevazione delle proprie emozioni in ambiente familiare, che è la notte.

Che cosa è la notte, cosa significa per l’essere umano? Cosa è per noi? Cosa è per i nostri bambini?

So poco della notte,
ma la notte sembra sapere di me,
e in più, mi cura come se mi amasse,
mi copre la coscienza con le sue stelle…
Pizarnik

Fino all’invenzione e allo sviluppo dell’illuminazione artificiale, la notte era considerata, dall’uomo, per lo più il periodo del riposo. Successivamente, l’attività umana notturna è andata via via aumentando ma non per questo il buio, l’assenza di luce e del sole hanno smesso di influire in modo importante sul ritmo circadiano dell’uomo.

C’è inoltre un motivo se la notte e le tenebre hanno da sempre esercitato sull’uomo un fascino primordiale, fonte di ispirazione per l’immaginazione e la creatività. Come scrisse J.M. Cameron “la creatività, come la vita umana stessa, comincia nell’oscurità”. È nell’oscurità, infatti, che l’immaginazione lavora più attivamente che in piena luce, perché nel buio non ci sono confini se non quelli che possiamo inventare o scoprire noi stessi per primi. Il buio è libertà, imparare a non averne paura vuol dire imparare a vivere senza paura di essere, anche alla luce del sole, semplicemente tutto quello che si è.

La notte, il buio, sono dunque momenti in cui l’emotività umana è biologicamente portata ad un elevazione, di notte i sentimenti si estremizzano fino a quando il sonno non prende il sopravvento e lascia ampio spazio al libero inconscio, mediante i sogni, che sfuggono totalmente al nostro controllo e sono per questo espressione della vera e più pura libertà umana.

Il mutamento psicologico ed emotivo che avviene durante la notte è argomento di studi scientifici condotti da diversi ricercatori nel mondo, noi vorremmo invece porre l’attenzione su quanto il riconoscimento di questa dinamica sia importante nell’ambito della prima infanzia.

Se infatti persino per un adulto il “notturno” costituisce un ambito della vita molto particolare con il quale confrontarsi, fermiamoci a pensare quanto questo possa essere impegnativo per un bambino che si appresta a condurre i suoi primi passi di vita nel mondo…

Alla luce di questa riflessione, crediamo sia fondamentale valutare quanto lo sfruttamento da parte delle famiglie, dell’ultima trovata di marketing in materia di servizi all’infanzia, quella cioè di porre sul mercato strutture “educative” aperte 24h su 24, possa essere cosa ben fatta.

Come educatori, psicologi, pedagogisti e in qualità di team, nonché di comunità educante che da anni gestisce una struttura educativa mettendo al primo posto solo ed esclusivamente la felicità, la corretta crescita e la serenità dei nostri bambini, ci chiediamo davvero profondamente quale possa essere il beneficio che un bambino possa trarre dal fatto di poter restare a scuola in orari notturni. Ci chiediamo quanto questo “andare incontro” ai genitori non stia diventando piuttosto solo un modo per accontentarli ed ottenere un guadagno meramente economico, piuttosto che sostenerli nel loro difficilissimo compito quotidiano di educatori ed ottenere un guadagno che invece negli anni si trasforma in valori utili al mondo quali fiducia, rispetto, collaborazione.

La nostra struttura ha scelto di non rimanere mai aperta oltre il suo consueto orario, peraltro già lungo quanto più possibilmente previsto dalle normative vigenti.

La nostra struttura non toglierà mai a nessun bambino quel momento di intimità domestica, di condivisione profonda, di elevazione delle proprie emozioni in ambiente familiare, che è la notte. La nostra struttura rifiuta categoricamente il sostegno alla genitorialità inteso come un alleviare le famiglie dai compiti importantissimi che esse sono e saranno sempre chiamate a svolgere nei confronti dei bambini, anche se pesanti e spesso  molto difficili da ottemperare.

Come comunità educante composta da esperti con comprovata a maturata esperienza nella gestione di servizi educativi e alle famiglie rifiutiamo l’idea “moderna” di una scuola notturna che separi in un momento così bello, importante e delicato al tempo stesso, i bambini dal loro ambiente domestico nonché dal loro ambito familiare fatto di accortezze, gesti, rituali e intimità che mai nessun educatore o struttura educativa potranno equiparare. Al fine di sostenere le difficoltà di quelle famiglie che, svolgendo lavori in orario notturno, come quelli di soccorso e assistenza alla popolazione, sono costrette ad avvalersi di un valido aiuto non solo durante le ore diurne, la nostra equipe mette a disposizione un servizio domiciliare condotto da educatori esperti della gestione emotiva infantile, servizio che garantirà al bambino di non doversi allontanare dal suo ambiente domestico anche le ore notturne, nonché la cura e l’attenzione di un educatore in rapporto con il singolo bambino piuttosto che con alti numeri da gestire. Le attività notturne, condotte a scuola, saranno invece opportunità, una tantum, per sperimentare dapprima insieme alle famiglie, poi per chi sarà pronto, anche da solo, un primo approccio all’ambiente sociale anche in ambito notturno, che sempre più al giorno d’oggi risulta argomento spinoso nonché un contesto che induce a dinamiche particolarmente controverso in ambito adolescenziale.

Evangelisti D.

Il Natale secondo noi

Il Natale si festeggia in tutto il mondo: in ogni paese tutti i popoli, cristiani e non cristiani, nel mese di dicembre celebrano feste di pace, di fratellanza, di gioia e di prosperità, ciascuno secondo la propria cultura e le proprie tradizioni. E ovunque il Natale è l’occasione per valorizzare sentimenti di amicizia, di solidarietà e di pace.

Il Natale si festeggia in tutto il mondo: in ogni paese tutti ipopoli, cristiani e non cristiani, nel mese di dicembre celebrano feste di pace, di fratellanza, di gioia e di prosperità, ciascuno secondo la propria cultura e le proprie tradizioni. E questo succede fin dai tempi più antichi.


In concomitanza con il solstizio d’inverno un lungo periodo difesteggiamenti onorava il “rinascere” del sole: le giornate cominciavano ad allungarsi, segnando il lento percorso verso la primavera, con l’augurio e la speranza di raccolti copiosi e di cibo per tutti.

Così gli antichi Egizi festeggiavano la nascita del dio Horus, i Greci quella del dio Dioniso, gli Scandinavi quella del dio Frey. I Romani celebravano Saturno, dio dell’agricoltura, con grandi feste in cui amici e parenti si scambiavano doni.

I Cristiani sostituirono i riti pagani con la festa della nascita di Gesù, figlio di Dio, portatore di pace e disalvezza per tutta l’umanità, mantenendo delle antiche tradizioni lo spirito di gioia e di speranza che la luce divina porta in ogni cuore.
Per questo in tutto il mondo Natale è augurio di bontà, serenità e felicità da condividere con “tutti gli uomini di buona volontà”.

La nostra scuola essendo laica, non affronta il Natale da un punto di vista religioso. Viene sì raccontata la storia religiosa ed il significato della festività ma esaltando il messaggio che la ricorrenza veicola. Perché il Natale è l’occasione per valorizzare sentimenti di amicizia, di solidarietà, di pace in un contesto educativoaccogliente e stimolante.

Essendo il Natale la festa più ricca di messaggi autentici, che possono essere facilmente colti dai bambini, èfondamentale creare un clima sereno e ricco di affetto che trasmetta i valori universali dell’accoglienza e della pace ma anche dell’allegria e della spensieratezza tipica dei bambini. Perché i bambini vivanointensamente gli avvenimenti è necessario creare un’atmosfera serena e festosa arricchendo l’ambiente scolastico di stimoli e di attività che suscitino questi sentimenti.

La lettura di molte storie, la preparazione di una piccola recita, la preparazione degli addobbi e del calendario dell’Avvento, la letterina a Babbo Natale trasportano i bambini in questa atmosfera.

Per creare questo clima cerchiamo di coinvolgere anche le famiglie. Richiediamo la partecipazione deigenitori per realizzare delle decorazioni che possano abbellire le classi e la scuola e coinvolgiamo ogni anno le famiglie in progetti di solidarietà, come la raccolta di libri per la biblioteca di Lampedusa o la raccolta di cibo non deperibile per una casa famiglia di mamme e bambini in modo da rendere concreti imessaggi che vogliamo trasmettere.

Il momento conclusivo del periodo natalizio è la tradizionale festa da vivere insieme alle famiglie, occasione di incontro per valorizzare con semplicità ed entusiasmo il percorso svolto dai bambini.

Quest‘anno, per rendere ancora più unico l’evento e per rispondere al bisogno di magia e di allegria dei bambini, Babbo Natale verrà a trovarli, trasportandoli dal piano della realtà a quello della fantasia.

Credere alla favola del Natale, al personaggio misterioso di Babbo Natale che incarna valori positivi ededucativi come generosità, altruismo, bontà, fornisce stimoli alla fantasia, all‘immaginazione e allacreatività del bambino, è un momento importante della sua crescita.

Difficilmente, nella loro vita di adulti, avranno un’occasione così felice ed intensa, per dar libero sfogo ai loro desideri ed aspettative e veder come essi, magicamente, prendano forma proprio nella notte di Natale, senza tradirli o lasciarli insoddisfatti.

Una volta all’anno, si crea un mondo che è in armonia con i desideri più profondi dei bambini e con il loro pensiero magico. I bambini sono consapevoli della realtà di tutti i giorni ma hanno bisogno di credere che, almeno un giorno all’anno, il mondo incantato, non sia perduto per sempre….

Per facilitare questa dimensione fantastica, facciamo scrivere ad ogni bambino una letterina con undesiderio, indirizzata a Babbo Natale ed imbucata nella cassetta della posta proprio a lui dedicata. Il giorno della festa di Natale, Babbo Natale avrà modo di prendere singolarmente ogni bambino e leggere insieme la letterina che poi sarà esaudita magicamente… sotto l’albero.

Il clima che cerchiamo di creare oltre alla magia dell’attesa della soddisfazione di un desiderio, è un clima di amicizia e allegria tra i bambini. Quest’anno ospitiamo per una festa Natalizia dei bambini di una Casa Famiglia con i quali ci sarà uno scambio di disegni come gesto di amicizia.

Al di là del significato storico che la cristianità attribuisce al Natale, questa festa continua a coinvolgerci(grandi e piccini) perché ha radici profonde, che evocano dimensioni quasi dimenticate di valori autentici. Ci riporta all’essenza delle relazioni, e ci regala una dimensione magica di evasione.
Buon Natale a tutti!

Asilo in condominio, quando no

Una sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24958/16 ha condannato una cooperativa che gestiva un asilo nido all’interno di un condominio. Motivo? La rumorosità ledeva la tranquillità degli altri condomini.

Spazi ampi e adeguati, correttamente strutturati, concepiti e realizzati a misura del bambino e delle sue esigenze, finalizzati alla sua formazione cognitiva ma con piena accoglienza degli aspetti ludici indispensabili per la sua crescita e per una sana interrelazione con i coetanei. È il contesto ideale – diremmo irrinunciabile – per una scuola dell’infanzia che voglia svolgere il suo ruolo con la necessaria e opportuna attenzione alle istanze dei bambini e dei loro genitori.

Purtroppo non sempre è così. Da quando le domande di iscrizione alle strutture pubbliche per bambini in età prescolare hanno ampiamente superato l’offerta, sono proliferate le iniziative private che, certamente lodevoli per buona volontà e capacità, hanno intrapreso attività nell’ambito della formazione dell’infanzia. Non sempre, però, nel rispetto delle regole civili.

Il 6 dicembre 2016, è stata depositata presso la Corte di Cassazione una sentenza, la n. 24958, che ha condannato l’attività di una cooperativa che gestiva un asilo nido all’interno di un condominio privato. E che dunque produceva una rumorosità che ledeva la tranquillità degli altri condomini.

La questione non è priva di controversie. La sentenza nasce dall’interpretazione dell’articolo 3 del regolamento del fabbricato in questione, ove si legge che l’uso dei singoli appartamenti non può essere “contrario alla tranquillità dell’intero fabbricato“. Avvalorata dall’affermazione di un consulente tecnico d’ufficio cui si è affidata la Corte d’Appello il quale, dopo gli opportuni rilievi, ha decretato che “le immissioni provenienti dall’asilo nido superano i limiti di normale tollerabilità in due degli appartamenti indagati”.

Su tale perizia, i gestori dell’asilo nido – i quali sono stati anche condannati al pagamento delle spese di giudizio – hanno obiettato che se la rumorosità dell’attività turbava la tranquillità di soli due appartamenti, ciò non corrispondeva all'”intero fabbricato” cui fa riferimento il regolamento condominiale. Di contro, la Cassazione ha osservato che il regolamento prescrive anche, più genericamente, che è “fatto divieto di destinare gli appartamenti ad esercizi rumorosi”.

“La struttura destinata all’infanzia, per quanto non possa essere ritenuta un mero baby parking, è inassimilabile a una famiglia media che vive nell’immobile con bambini piccoli.” si può anche leggere nella sentenza espressa dalla Corte di Cassazione. Dove vengono riportate altre considerazioni sui parametri normativi in materia.

Rattrista pensare alle conseguenze di tale decisione sui bambini che frequentavano l’asilo nido, sui loro genitori e sugli operatori che vi lavoravano. Ma la sentenza dissipa anche alcune delle tante ombre che offuscano un servizio per la comunità e che talvolta, invece, può arrivare a ledere i diritti della comunità stessa, se improntato all’improvvisazione o alla scarsa conoscenza delle regole.

L’importanza dei Laboratori Espressivi

Lo sviluppo della creatività porta i bambini a conoscere meglio se stessi, gli altri ed il mondo che li circonda, a stare bene nel proprio corpo riconoscendone limiti e possibilità, a scoprire e conoscere le emozioni proprie ed altrui, ad imparare il piacere del fare avendo fiducia nelle proprie capacità, a guardare “al di là” degli schemi prefissati.

“Creatività”, “incertezza”, “intuizione”, “curiosità” sono elementi tipici dell’approccio conoscitivo infantile, il quale poi si alimenta laddove coesistano la motivazione e il piacere dell’apprendere. Ogni bambino possiede tutta una serie di potenzialità di natura affettiva, relazionale, sensoriale ed intellettiva e le scambia incessantemente con il proprio contesto socio-culturale.

I bambini hanno bisogno di di indagare, provare, sbagliare, correggere… di apprezzare le infinite risorse delle mani, della vista e dell’udito, delle forme, dei materiali, dei suoni e dei colori : di rendersi conto come la ragione, il pensiero, l’immaginazione creino trame continue tra le cose e muovano e sommuovano il mondo… (I cento linguaggi dei bambini- Reggio Children).

Attraverso la capacità di cooperazione e di interazione tra linguaggi diversi, i bambini sono in grado di sviluppare la propria abilità nel trovare autonomamente nuove strategie di adattamento alle problematiche che la vita pone loro davanti.

L’evoluzione individuale e del vivere civile non può prescindere da una capacità espressiva a tutto tondo, acquisita dall’individuo in modo consapevole, a partire dalla più tenera età e che riconosce alla pratica espressiva un ruolo cruciale. Musica, danza, teatro e disegno, devono essere proposti in forma ludica e in un’atmosfera di piena accoglienza, per poter  far esprimere i bambini in libertà e originalità.

Lo sviluppo della creatività porta i bambini a conoscere meglio se stessi, gli altri ed il mondo che li circonda, a stare bene nel proprio corpo riconoscendone limiti e possibilità, a scoprire e conoscere le emozioni proprie ed altrui, ad imparare il piacere del fare avendo fiducia nelle proprie capacità, a guardare “al di là” degli schemi prefissati.

Il continuo confronto con il gruppo consente inoltre di sviluppare la propria identità nel rispetto di quella degli altri, di comprendere l’importanza delle regole dello stare insieme, di mettersi in relazione sia con i coetanei che con l’adulto in maniera positiva traendone piacere e soddisfazione.

In sostanza, educare alla creatività significa educare i bambini ad aver fiducia in se stessi e nelle proprie capacità di affrontare le diverse situazioni della vita, nonché educarli a pensare “con la propria testa” per diventare in futuro adulti liberi ed autonomi.

Il “gioco ad angoli”

Il potersi organizzare il gioco dà al bambino un senso di libertà e maturità che porterà a un accrescimento dell’autostima e delle proprie potenzialità. Spazi, arredi e materiali pensati e organizzati “per angoli”, in funzione di un certo numero di bambini, della loro età e dei loro bisogni, rispondono anche all’esigenza di passare da momenti individuali a momenti di piccolo gruppo;.

L’organizzazione dell’ambiente scolastico è uno degli impegni fondamentali dell’educatore per dare al bambino la possibilità di fare le sue scelte, di mettere il bambino in condizione di fare da sé, di utilizzare gli oggetti secondo le sue capacità. Quello che è certo è che l’ambiente deve essere ben organizzato e ricco di materiale per spingere il bambino ad agire per curiosità e desiderio di fare e di creare.

Un’altra regola fondamentale di questo tipo di gioco è che si deve organizzare in piccoli gruppi in modo da dare il giusto spazio e creare dinamiche equilibrate.

A volte l’educazione e la frequenza scolastica sono intese comunemente come il “produrre” del bambino; questa visione è limitante e non dà il giusto spazio alla creatività e alle possibilità che possono crearsi da soli i bambini. Il potersi organizzare il gioco darà al bambino un senso di libertà e maturità che porterà ad un accrescimento dell’autostima e delle proprie potenzialità. In concreto si ipotizzano spazi, arredi e materiali pensati e organizzati “per angoli”, in funzione di un certo numero di bambini, della loro età e dei loro bisogni, in modo da poter rispondere anche all’esigenza di passare da momenti individuali a momenti di piccolo gruppo; sono luoghi che si presentano ordinati e raccolti, progettati con lo scopo di offrire un’atmosfera familiare e a misura di bambino. Questi angoli dovranno essere delimitati da mobiletti, pareti o anche piccole staccionate che consentano un facile ed ordinato utilizzo dei materiali a disposizione.

Per avviare una “didattica per angoli”, occorre abbandonare l’idea che tutti i bambini debbano fare le stesse cose nello stesso momento, sotto la guida ed il controllo dell’adulto. E occorre anche che questi angoli siano quotidianamente curati e “osservati”.

La gestione e la cura degli angoli richiede una competenza specifica sia per quel che riguarda 
- l’organizzazione (quando e in quanti, per quanto tempo si può sostare in una zona?);
- la loro variazione numerica, tipologica ed evolutiva (materiali che sostituiscono altri per arricchire le esperienze…), 
- il diverso compito dell’adulto, che si trova a gestire, sostenere, un gruppetto di bambini e non l’intero gruppo classe, e questo a volte provoca l’impressione di non insegnare anche se non è affatto così!. Negli angoli,infatti, si possono sviluppare competenze, abilità, conoscenze, atteggiamenti, relazioni del tutto corrispondenti ai “traguardi” richiesti dalle indicazioni ministeriali.

Tra gli angoli più comuni e amati dai bambini ci sono:

L’angolo della casa


Questo angolo è il luogo per eccellenza che promuove il gioco del “far finta che” (detto anche gioco simbolico o dei ruoli). I bambini mettono in scena dei veri e propri “sketch” in cui imitano e rielaborano a proprio modo vissuti e modi di fare dei loro genitori e degli adulti in generale.  E’ proprio in questo modo che imparano a gestire i sentimenti e le emozioni anche quelle più profonde. Per organizzare questo angolo è preferibile scegliere con cura un’attrezzatura che sia semplice, essenziale, con oggetti piccoli ma veri, perché l’utilizzo di materiali di plastica altererebbe l’esperienza sensoriale del bambino.

L’angolo del libro e del racconto


L’interesse del bambino per il racconto e l’immagine è molto precoce e l’elaborazione dei contenuti dà al bambino la possibilità di fantasticare e accrescere le sue capacità creative. Una peculiarità fondamentale di quest’angolo è che deve essere confortevole; il bambino potrà quindi sedersi su un divanetto o un cuscino o anche sdraiarsi a terra su un tappeto.  Per la presentazione dei libri occorre pensare a librerie o scaffali che permettano di vedere l’immagine al completo e la dimensione e l’altezza della libreria dovrà facilitare il bambino nel prendere e nel riporre il libro.

L’angolo della manipolazione e del colore


Per permettere di giocare in modo libero ma ordinato in quest’angolo, è necessario che i bambini possano scegliere tra:
– superfici lavabili per manipolare nonché materiali di diversa malleabilità, forma e colore.
– cavalletti e tavoli
– fogli di diversa grandezza e con superfici più o meno lisce
– piccoli attrezzi per operare tipo mestoli, mattarelli, forbici…
L’educatore in questo caso deve essere bravo a partecipare come osservatore e dare aiuto al bambino solo di reale necessità. In questi momenti non c’è da interpretare nulla, né da giudicare; occorre lasciare al bambino il gusto di fare, di diventare più sicuro, di trovare le proprie modalità figurative.


L’angolo dei travestimenti


Cappelli, scarpe, sciarpe, borse, collane, cinture, gonne… Gli oggetti per travestirsi vanno disposti in modo ordinato, come a casa, su ganci, mensole, grucce… Se il materiale viene infilato a caso dentro un baule, rimane poco invitante ed il bambino avrà difficoltà a realizzare i suoi progetti. Uno specchio grande permetterà al bambino travestito di ammirarsi e di vedere l’effetto che fa.


Altri angoli

Molti altri angoli sono possibili, dipende dal progetto educativo della classe, della scuola e degli insegnanti. L’importante è che gli angoli non rimangano sempre gli stessi nel corso della esperienza del bambino nella scuola dell’infanzia e che, comunque, siano composti da materiali e attrezzature sempre adeguate alle loro capacità. Il che vuol dire che certe stimolazioni possono essere tolte e sostituite da altre, oppure mantenute ed arricchite. Anche i bambini possono contribuire a modellare un angolo e a completarlo con dei loro oggetti portati da casa.

Le bugie hanno le gambe corte!!!

A volte la bugia nasconde il desiderio di una diversa realtà rispetto a quella vissuta; questa volontà si può concretizzare attraverso il gioco simbolico nel quale il bambino personifica qualcun altro o fa finta di parlare con un amichetto immaginario. Questo tipo di giochi insegna al bambino a crescere, a sperimentarsi e ad esercitare abilità e fantasia.

I vostri figli dicono bugie? Non c’è da preoccuparsi! I bugiardi più piccoli hanno solo 2 anni e portare avanti una bugia è sicuramente indice di intelligenza e di saper elaborare un ragionamento complesso. Per il bambino mentire è normale e in fin dei conti, sin da piccolissimo, mette in atto dei comportamenti per aggirare ed ottenere ciò che vuole dai genitori. Sa come attirare l’attenzione , come nascondere  la parte “negativa” di sé , insomma come apparire il bimbo perfetto!

Quando il bambino diventa un po’ più grande comincia a raccontare consapevolmente le bugie e questo gli da’ un senso di onnipotenza rispetto all’adulto che non sempre riesce a riconoscere la bugia. Nasce quindi una vera e propria sfida che porterà il bambino a costruire un pensiero autonomo e separato dai genitori. A volte, soprattutto per i più piccoli, la bugia nasconde il desiderio di una diversa realtà rispetto a quella vissuta; nel gioco questa volontà si concretizza attraverso il gioco simbolico nel quale il bambino personifica  qualcun altro o fa finta di parlare con un amichetto immaginario. Questo tipo di giochi insegna al bambino a crescere, a sperimentarsi e ad esercitare abilità e fantasia, proiettandolo nel mondo degli adulti in una dimensione di vita semplificata e protetta.

Ci sono tanti tipi di bugie come ad esempio quelle che di solito racconta il bambino insicuro che per discolparsi dice: “Non sono stato io”! Proprio perché è insicuro cerca approvazione nell’adulto e per non deluderlo preferisce mentire perché si rende conto di aver sbagliato e la bugia è la soluzione più efficace per evitare rimproveri e punizioni!

A volte la bugia può essere detta dai figli per attirare l’attenzione dei genitori che spesso li trascurano; queste sono bugie a cui i bambini per primi si sforzano di credere, attivando una sorta di meccanismo di difesa.
La domanda che spesso si pongono i genitori è: ”Come comportarsi e come evitare che i bambini dicano bugie?”

Sicuramente è fondamentale dare il buon esempio! Il bambino deve capire che dire la verità è comunque il male minore e che premia sempre ed è giusto assumersi le proprie responsabilità. Il genitore o l’educatore deve sempre cercare di capire la motivazione e lo stato d’animo che spinge il bambino a dire una bugia prima di rimproverarlo o perdere la calma.

È importante ricordare al bambino che in famiglia non si deve aver paura di raccontare le proprie difficoltà per poi affrontarle e superarle insieme.